Il detto “Chi si accontenta gode” ormai nella nostra società è quasi da sfigati, ma forse in parte nascondeva un bell’insegnamento diverso dal concetto di “sopportare“. “Accontentarsi, che scherzi? Solo le persone mediocri lo fanno, bisogna ambire a molto di più nella vita!”.

Invece accontentarsi era una cosa che i nostri nonni conoscevano molto bene, dovendo fare i conti con l’esiguità di quello che avevano e della fatica per produrlo. Volevi la cioccolata? Non ce n’è, c’è solo pane e formaggio, ti accontenti.

Noi invece siamo stati abituati a desiderare sempre qualcosa di diverso rispetto a quello che già abbiamo, a cambiare di continuo cose, persone, lavori con la speranza che saranno meglio dei precedenti, spesso senza nemmeno darci/dargli il tempo di apprezzarli.

Posto che cercare di migliorarsi e di volere il meglio per se stessi siano dei sentimenti molto nobili, riscoprire il significato dignitoso della parola “accontentarsi” potrebbe farci conoscere una nuova dimensione della contentezza, fatta a volte anche di ostacoli, noia, attese, costanza, pazienza, tenacia, tentativi…Una dimensione forse, a lungo termine, molto più appagante.
Accontentarsi è bello.

Claudia (staff di DDolomiti)