La Zinghenesta, Gran Carnevàl de Canàl“. Questa tradizione antica, festeggiata per decenni, ha rischiato di scomparire dopo il declino negli anni ’90, ma oggi, grazie ad un gruppo di giovani e motivati volontari della Valle del Biois, la celebrazione della Zinghenesta è tornata ad essere sentita e vitale, un evento che sa offrire a turisti e paesani tanto divertimento e goliardia dal genuino sapore dolomitico. Ogni anno sul finire della mascherata viene istituito il Tribunale inquisitorio o “El banco de la reson” per decretare la fine del signor Carnevale e che annuncia l’inizio ufficiale di un nuovo rinnovamento. Simbolicamente quindi si uccide il vecchio per far spazio ad un nuovo ciclo vitale. Il Carnevale infatti non è una festa cristiano-cattolica, non è riferibile a nessun testo sacro, ma proprio grazie alla Chiesa da festa prettamente pagana e popolare, fatta di eccessi, baldoria e libertinaggio, ha potuto assumere dei significati legati alla religione. Nell’antica Roma, l’inizio della primavera veniva omaggiato con delle feste in maschera in onore del dio Saturno. Maschere e costumi in quei giorni cancellavano le differenze sociali: tutti potevano partecipare a questi riti propiziatori soprattutto per ottenere la benevolenza degli dei, ad esempio per ottenere un raccolto abbondante. La fine del Carnevale dal Medioevo in poi coinciderà dunque con l’inizio del periodo della Quaresima. In gran parte delle Alpi , al di là  quindi dei confini nazionali, troviamo ancora tali connotati e simili caratteristiche di usanze e costumi in varie Regioni d’Italia (Piemonte, Trentino-Alto Adige, Val d’Aosta, Friuli Venezia Giulia), ma anche in Austria, Slovenia, Svizzera.  Godetevi questo spettacolo teatrale divertentissimo e ricco di simbologie! https://www.youtube.com/watch?v=TDkOqWrWAos]]>